Complice la giusta consapevolezza del rispetto verso l’ambiente, anche il mondo della pellicceria si sta adeguando.Per certi aspetti la pellicceria si trova a fare da apri pista in questa direzione rispetto ad esempio dell’abbigliamento tradizionale.L’emergenza ambientale non è più procrastinabile, è un preciso impegno morale per le generazioni future e anche per le attuali.L’attacco frequente condotto contro il settore della pellicceria da frange estremiste, dettato più da una informazione carente e tendenziosa che da una reale emergenza, ha accelerato il processo di modernizzazione della pellicceria.Il benessere degli animali di allevamento è balzato al primo posto delle priorità, assieme ad una corretta e veritiera informazione sui processi relativi alla produzione di pellicce.La prossima tappa è un progetto preciso per la salvaguardia del settore a livello internazionale ed ha il nome di Fur-mark. Questo progetto garantirà a breve, e comunque entro il 2020 la completa tracciabilità del prodotto pelliccia, dall’allevamento che dovrà avere standard di qualità  elevatissimi e controllati da persone terze, alla concia e al trattamento delle pelli, in una ottica di rispetto ambientale e trattamento etico degli animali.Le principali case d’asta che raggruppano la stragrande maggioranza dei produttori di pelli da pellicceria accetteranno esclusivamente pelli da allevamenti conformi alle rigidissime nuove regole garantite da controlli internazionali indipendenti.Queste pelli da pellicceria otterranno quindi un certificato di garanzia che permetterà di risalire alla filiera di produzione a garanzia e tutela dell’acquirente.Il prodotto ” pelliccia ” sta assumendo sempre più un carattere di prodotto altamente ecologico in quanto costituito da materiale naturale che anche se disperso nell’ambiente da questo viene completamente riassorbito senza lasciare scorie e soprattutto senza inquinare.Paradossalmente l’abbigliamento tradizionale che si vorrebbe spacciare per eco sostenibile, si sta rilevando una grandissima fake in quanto costituito oramai in larga parte da fibre sintetiche quindi derivate dal petrolio che non possono essere smaltite se non inquinando irreversibilmente l’ambiente.Pensiamo soltanto alle cosiddette pellicce ecologiche che sono quanto di più inquinante la mente umana possa concepire per l’abbigliamento.A questo proposito è inquietante il ritrovamento di  microplastiche disperse nel mare e nei fiumi fino all’antartide, anche nelle carni dei pesci che mangiamo ,che vengono rilasciate appunto dalle fibre sintetiche.Molto probabile, visto l’impatto che hanno queste fibre,che le produzioni in un futuro prossimo si orienteranno sempre maggiormente verso l’uso di fibre naturali e l’utilizzo di pelli animali, sostenibili e riciclabili.